La Rispettabile Loggia “Gastone Ventura” n° 10 all’Oriente di Roma è anzitutto un gruppo di persone legate da quei sentimenti, ideali, usi e costumi comuni cui fa riferimento il Serenissimo Fratello Aldebaran; essa fa parte della Famiglia massonica della Gran Loggia Egizia d’Italia. Gli usi e costumi che ne accomunano i membri sono anzitutto di natura rituale, essendo i nostri Sacri Lavori svolti secondo il rituale già praticato dal Ventura medesimo.
Le ragioni per le quali un gruppo di persone dà alle proprie assemblee un’impostazione siffatta dovrebbero esser già note anche ai profani: tutte le celebrazioni civili, religiose e perfino familiari e sportive seguono un ordine fisso e una ripetizione nel tempo che ne amplificano l’effetto voluto, permettendo a ciascun partecipante di vivificare l’evento ed esserne vivificato. Il cosiddetto eggregore diventa allora una controparte sottile del semplice assembramento di persone, fino a raggiungere una vita ed intelligenza proprie secondo i fini inizialmente trasmessi dai singoli partecipanti attraverso la ritualità.
Il rituale diventa allora la cinghia di trasmissione tra gli individui fisici e l’eggregore sottile, attraverso la quale i singoli possono agire alla gloria del Sublime Artefice dei Mondi. L’esecuzione costante ed attenta di un rituale rende sempre più affilato lo strumento eggregorico, ragion per cui è essenziale che il rituale stesso sia orientato verso il Bene – altrimenti si scivolerà nella controiniziazione.
Esso è dunque uno strumento ben conosciuto dai Fratelli della nostra Loggia, che se avvalgono in vista di un fine ideale ma non per questo astratto: per rendere gloria alla Divinità, nei nostri Templi definita simbolicamente “Sublime Artefice dei Mondi” secondo la terminologia propria al Nostro Venerabile Ordine. La Massoneria Egizia è infatti una Massoneria spiritualista, che non si occupa di politica né di religione, né funziona come consorteria, ufficio di collocamento o centro sociologico.
La nostra Officina si propone quindi come laboratorio di perfezionamento spirituale per i suoi membri, che si impegnano a lavorare su sé stessi in ogni momento della propria quotidianità, non solo in occasione dei lavori rituali.
L’ideale è lo stesso dei tempi di Ermete Trismegisto, secondo il quale “Questo è il fine felice di coloro che hanno preso possesso della conoscenza: diventare Dio”, e di Giordano Bruno che descrisse l’indiamento come immedesimazione nella Divinità. Si badi bene che si parla di “essere in Dio”, non di pretendere follemente di “essere Dio”! La Rispettabile Loggia “Gastone Ventura” n° 10 all’Oriente di Roma non potrebbe però essere un eggregore se i Fratelli che la compongono non avessero sentimenti comuni.
La scelta del nome dell’Officina è evidentemente un tributo di rispetto e di gratitudine alla Massoneria del settecentesco Rito di Misraim seu Aegypti e ad uno dei suoi più illustri rappresentanti, entrambi nati in Italia. Soprattutto, coloro che lavorano nell’Officina sono riconosciuti quali “Uomini di Desiderio” e questo è dunque il sentimento che li unisce.
È una dizione, originariamente contenuta in Dn 10,12 e ripresa nel Settecento dalla corrente iniziatica cd. Martinista, che testimonia della nostra volontà di ripercorrere in umiltà ed un passo alla volta la Via che ci condurrà ad essere i fedeli operai del Sublime Artefice dei Mondi.